sabato 21 aprile 2018

Da Caligola a Di Maio

... in un vuoto circolare e perpetuo in cui i cavalli governano.

Caio Giulio Cesare Augusto Germanico, altresì noto con il nomignolo di Caligola, fu un imperatore romano del primo secolo.
Lo si ricorda soprattutto per l'episodio in cui decise di nominare senatore il proprio cavallo Incitatus quale atto di denigrazione nei confronti del senato.

A me sembra che sia quello che accade oggi

Con la sola eccezione che di cavalli in parlamento ce ne sono molti di più, e addirittura ci possiamo trovare qualche asino.

Succede che, dopo svariati decenni di suffragio universale in cui la politica si costruiva sul territorio, mediante la creazione di istituzioni locali atte a concentrare in consenso, sindacati, centri ricreativi, cooperative, attività sociali, scuole e altro, il sistema sociale cambi di punto in bianco.

L'arrivo dell'era dell'informazione e dei social network cambia il fulcro di aggregazione sociale. I partiti neppure se ne rendono conto e continuano ad impiegare energie sul territorio mentre inseguono il modello di comunicazione che ha reso vincente Berlusconi quindici anni prima.

E' il 2009 e nella stanza dei bottoni di una piccola società di comunicazione, i Casaleggio teorizzano e realizzano il punto d'unione del nuovo millennio. Organizzano una mini società virtuale basata sul dissenso. Ingaggiano/coinvolgono Beppe Grillo, comico emarginato dalla classe dirigente che si esibisce in secondo piano, e lo mandano alla carica.

Il carisma di Grillo è travolgente e in pochi anni concentra intorno al progetto sociale dei Casaleggio una folla incredibile.
Da lì la scalata politica è tutta in discesa, poiché i partiti tradizionali non ne comprendono la portata (famosa è la dichiarazione di Fassino in cui incita Grillo a fondare un partito) e continuano a distaccarsi dal contesto sociale in cui dovrebbero acquisire consensi.

Con un balzo e senza alcuna soluzione di rilievo, cavalchiamo una crisi che appare infinita e ci troviamo al 2018.

Il sistema partitico, conscio del rischio di poter dare l'Italia in mano ai "populisti" cambia la legge elettorale in fretta, ripristinando il sistema proporzionale, che come da previsioni ingessa il Paese.
E così nell'attesa del prossimo governo tecnico, con annesso bagno di sangue fiscale, ragioniamo sugli attori di questa politica.

Da sinistra a destra, anzi meglio in ordine sparso, abbiamo Renzi, Salvini, Berlusconi, Di Maio, Fassino, Fedeli, Lorenzin, Bersani, Fico, Boldrini, Bonino, Taverna, Franceschini e chi più ne ha più ne metta.
Di questi nessuno ha la statura di un uomo politico. Nessuno di loro può definirsi uno statista, men che meno un leader politico degno di tal nome.

E' allora che mi tornano alla mente Caligola e il suo Incitatus.

Penso che più che un uomo forte e dispotico che denigra la rappresentanza democratica, avremmo bisogno di rappresentanti del popolo che si distinguessero per virtù, non per clientele o per protagonismo.

E' pericoloso lasciare alla propaganda equestre il governo della nazione.
E' spaventoso vedere sì tanti somari sedere sugli scranni parlamentari.
E' temerario dover scegliere fra loro chi prenderà per mano la nazione nel prossimo futuro.
E' ironico che l'ignoranza elettorale abbia in ultimo portato l'ignoranza al potere.

Non c'è futuro per questa nazione, solo un perpetuo agire in circolo, una lenta spirale di degrado e disfacimento di cui non si vede la fine. Una vertigine apparentemente infinita.

Il mio regno per un cavallo!

Dice un personaggio shakespeariano ed è in fondo ciò che ci serve, una via d'uscita umile, quasi pavida, da una condizione disperata e senza via di scampo.

Il mio regno per un cavallo!
E' quello che ho chiesto io, non già per salvare la mia vita, ma per poterne dare una alle mie figlie.

Il mio regno per un cavallo!
Ma che non sia Incitatus o peggio che non sia uno dei nostri garruli somari parlamentari.