lunedì 11 luglio 2016

Riempire vite vuote con il vuoto delle vite

...ovvero farsi dei selfie e guardarli

Perché è incredibilmente ovvio che fotografare continuamente sé stessi e le proprie noiose attività, alla lunga dà dipendenza.

Ed è ovvio.

Perché se non fate altro che fotografare tutto quello che fate, finirete con il fotografare voi stessi che vi fotografate, ovvero non avrete altro nella vita che fotografarvi.

Un circolo vizioso di cui sarete l'unico socio

E non vi salverà neppure mettere tutto sui social network, è oltremodo assurdo pensare di poter interessare e coinvolgere gli altri con la propria faccia e la propria attività auto-fotografica, se anche gli altri saranno intenti a fotografare loro stessi.

Ciò che appare incredibilmente aulico per i fotografatori folli è che il consenso non si ottiene con una pedissequa attività "onanistica" individuale, bensì creando punti di unione e comunità di interesse con altri soggetti.
Comportandovi da perfetti idioti autoreferenziali finirete esclusivamente per annoiarvi, lamentarvi e finire con il cercare modelli di riferimento diversi da voi stessi

Da imitare.

In pratica mentre sarete convinti di comportarvi come animali Alpha e sarete invece animali Gamma, ovvero collocati in fondo all'alfabeto.


E' facile invece intuire che una vita invidiabile è quella che ha qualcosa da dare che non siano fotografie della propria faccia.

E' accattivante condividere azioni, attività, momenti della vita reale, non photoshop pigri diffusi in rete. Per riempire vite vuote servono atti diversi dalla routine noiosa in cui possiamo essere incastrati.

Spegnete il cellulare e accendete il cervello, vi assicuro che funziona.

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