lunedì 3 marzo 2014

Oscar alla memoria

Questa notte il film di Paolo Sorrentino, La grande bellezza ha vinto l'ambito premio della Academy of Motion Pictures Arts and Sciences come miglior film straniero. L'autorevole associazione ha ritenuto meritevole la pellicola, che certamente ha un valore artistico di rilievo.

Quello che però mi preme rilevare in questo momento, è il significato recondito insito nel premiare un film che rappresenta la decadenza di un intero contesto culturale.

L'Italia del dopoguerra, contadina e operosa che costruiva, seguita da quella degli anni settanta che rivendicava i diritti sociali e poi da quella finanziaria dei ruggenti anni ottanta ha lasciato il posto a quella decadente e vuota di oggi, splendidamente descritta dal regista italiano.

Game Over

Per usare la lingua dell'Oscar. Fotografiamo la fine di un sistema culturale, non perché sia stato sostituito da uno nuovo, purtroppo no; questo sistema sta solo consumando come un virus tutte le risorse disponibili annichilendo tutto ciò che lo circonda.

Succede spesso nel continuum storico.

Le nazioni nascono e muoiono continuamente, con loro le opportunità e i privilegi delle persone che le abitano. Da un momento all'altro i nobili decadono, i re vengono esiliati, i gerarchi condannati, i dittatori giustiziati.
In Italia questo non accadrà, non ora. Qui si sta semplicemente riducendo una nazione all'ombra di sé stessa. Cento anni fa il Regno tentava di elevare il proprio prestigio internazionale partecipando alla prima guerra mondiale al fianco delle potenze europee.
Oggi l'Italia è, per il resto del mondo, un paese dedito all'esercizio ozioso e deviato di attività ricreative. 
L'immagine che è stata premiata questa notte non è però quella dell'intero paese, semplicemente quella della sua classe dirigente, quella che ha la capacità di mostrarsi al mondo intero, normalmente con un filtro sociale, nel caso del film per quello che è realmente.

Cosa ne è delle persone operose che contribuiscono al sostegno di questa élite?

Forse che questi nuovi servi della gleba con un mutuo quarantennale su una casa di valore irrisorio e dalla tassazione esorbitante non esistono? Eppure sempre meno vengono presi in considerazione in questo nuovo medioevo sociale, riservato solo ai locali, una sorta di eletti al contrario le cui radici volenterose sostengono una pianta avvizzita senza neppure rendersene conto.

L'Europa, seppure a fatica avanza, mentre la Grande Bellezza pervade tutti noi fino a consumarci come un cancro maligno.

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