venerdì 10 gennaio 2014

Montesquieu si rivolta nella tomba

A vedere lo scempio che viene fatto delle sue teorie sulla tripartizione del potere.

In questo paese non esistono più il potere legislativo e il potere esecutivo. Per fortuna è rimasto ancora un barlume di potere giudiziario, che ovviamente sostituisce tutti gli altri.

E così mi viene in mente lo stato assoluto rinascimentale, dove il re incarnava tutti i poteri in uno solo, coadiuvato soltanto da tecnici del diritto che trasponessero su carta il suo indiscusso volere.

Nell'Italia di oggi, nella totale assenza di potere economico di rilievo internazionale, nella totale carenza di intellettuali politici, nella totale depravazione del costume degli amministratori, gli unici ancora legati alle loro funzioni sono i giudici.

Ma quanto tempo può durare un sistema giudiziario non bilanciato dall'opinione pubblica?
Quanto tempo serve per attirare in magistratura persone corruttibili e disposte a servire interessi di parte?

Abbiamo davvero intenzione di scoprirlo?

Per fortuna le forze armate italiane non destano sospetti circa l'eventualità di un colpo di stato militare, e la presenza della UE e delle basi NATO sul nostro territorio ci garantiscono da questo punto di vista.

L'unica dittatura possibile è quella locale.

La progressiva frammentazione del Paese, emergeranno gli interessi particolari che potranno occupare gli spazi lasciati vuoti dalla presenza sempre più ingombrante della nuova nazione europea, quella che i cittadini italiani neppure vedono ancora.

La repubblica in Italia è quella teorizzata da Montesquieu e passata per il sacrificio di molti connazionali, nata da una serie di guerre e di rivolte popolari, da una guerra civile combattuta da pochi, è quella fondata su una costituzione ibrida e confusa, figlia del pensiero illuminista settecentesco e contaminata dalla democrazia sociale novecentesca.
L'Italia, nazione creata a tavolino, fondata sulla "petizione" popolare, che ha sempre nascosto il potere nelle pieghe della democrazia rappresentativa, nelle élite locali che troppo miopi non si sono accorte del cambiamento epocale.

Nessuno qui ha visto cadere il muro di Berlino, ancora non ci rendiamo conto che la nostra posizione di confine sulla Cortina di ferro, così definita da Churchill, ci assicurava benefici che, ora che siamo alla periferia meridionale dell'Europa, non ci sono garantiti.

Nell'ora di rimboccarsi le maniche e produrre, restiamo tutti qui a guardare la magistratura che ancora tenta di dare un senso alla legalità e alla sovranità popolare.

Se volete la democrazia è l'ora di scendere in piazza, ma non per protestare, bensì per costruire.

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